Si torna, in questo inizio incandescente del 2023, alla geografia di una economia disfatta, alle sue criticità e ai suoi sentieri depressionari scavati da venti minacciosi. Tutte le sinuosità negative di questa curva si ordinano, formando correnti di cui la più vasta si delinea in mezzo ad un consolidato crollo dei consumi. L’Unione nazionale consumatori, nei giorni scorsi, aveva messo in fila le città e le regioni più ricche del 2022. In Calabria, secondo l’elaborazione dei dati Istat, una famiglia media ha dovuto spendere 1.482 euro in più rispetto all’anno precedente con una inflazione media sui dodici mesi dell’8,1%. Tra le città, Cosenza si conferma quella con la stangata più dolorosa (1.662 di spese aggiuntive per ciascuna famiglia e rincari medi dell’8,9%). Nel cono d’ombra sono finite quelle poche certezze economiche ed occupazionali che sostenevano la regione. La crisi energetica ha scorticato il tessuto imprenditoriale. Piccole e medie aziende sono precipitate sull’orlo del fallimento. E anche le realtà più importanti accusano l’affanno di uno scenario che è cambiato rapidamente. Il rumore della guerra che rimbomba nel petto dell’Europa ha cancellato la speranza. Il 2022 è stato l’anno dei rincari record per i prodotti della filiera sostenibile. Il rischio è che la spesa familiare possa generare disuguaglianze sociali in Italia con una maggiore sofferenza proprio nelle regioni storicamente più fragili come la Calabria.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-01-23 02:30:07