Si pente, chissà. Resta al carcere duro, certo. Il dibattito sulle sorti di Matteo Messina Denaro riaccende i riflettori – quelli, per la verità, che non dovrebbero mai spegnersi – su criminalità organizzata, sistema giudiziario e detenzione all’ombra di mai sopiti sussurri sulla “trattativa”.
La “mappa” del carcere duro
Secondo gli ultimi dati contenuti nella relazione sull’amministrazione della giustizia 2022 consegnata dal ministro Nordio al Parlamento, alla data del 31 ottobre 2022 la conta generale dei ristretti al regime detentivo speciale (cioè il “41-bis”, cosiddetto carcere duro) è di 728 soggetti, di cui 12 donne, 7 internati e 1 detenuto sottoposto alla disciplina dell’art. 6 della legge 13 febbraio 2001, n. 45. Dei 728 sono 242 gli appartenenti alla camorra, 232 quelli di cosa nostra e 195 gli ’ndranghetisti; seguono staccati i big della Sacra corona unita (20), della stidda (3), delle altre mafie (32) e gli accusati di terrorismo interno o internazionale (4). Per quanto concerne l’entità dei soggetti sottoposti al regime speciale, rispetto all’anno 2021 si registra un decremento: al “pit stop” di un anno prima erano 750, con un picco massimo salito a 760. Le nuove applicazioni, nell’anno appena trascorso, sono state 16, le proroghe del “41-bis” 84, mentre due detenuti sono stati declassati perché hanno iniziato a collaborare con la giustizia; 26 gli ex detenuti al “41-bis” scarcerati. L’età anagrafica media risulta in crescita e, allo stesso tempo, è cresciuto il numero dei ristretti di età pari o superiore a 60 anni; in particolare oggi l’età anagrafica media è di 58 anni (nel 2021 era 56 anni); i detenuti di età pari o superiore a 60 anni sono 340 (circa il 46,7 % del totale mentre nel 2021 erano 299, circa il 40%).
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2023-01-23 02:30:10