Da rifare l’avviso di chiusura indagini, il rinvio a giudizio e gli atti del processo in corso a Pesaro, nel procedimento penale a carico di Rocco Versace, 55 anni, di Taurianova, accusato di complicità nel delitto di stampo ‘ndranghetista di Marcello Bruzzese, fratello di Girolamo Biagio, affiliato alla ‘ndrangheta e poi diventato nel 2003 collaboratore di giustizia, crivellato di colpi per una vendetta la sera di Natale 2018 a Pesaro. L’imputato, che non ha chiesto riti alternativi, da oggi torna ad essere solo un indagato, pur restando in carcere per l’omicidio del fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese. La Corte d’Assise di Pesaro, presieduta da Lorena Mussoni, infatti, ha colto un vizio di forma in cui sarebbe incappata la procura distrettuale di Ancona nel chiedere il rinvio a giudizio. L’atto formale è stato presentato nel mese di agosto 2022, durante la sospensione dei termini per il periodo di ferie: perché sia valido, dopo esser stato presentato durante la sospensione estiva, alcune sentenze della Cassazione dispongono che il reato per cui si procede preveda inderogabilmente a carico dell’imputato anche l’addebito di associazione a delinquere e non semplicemente l’accusa di aver compiuto il reato per favorire la criminalità organizzata, come in questo caso. Questo ‘distinguo’ ha reso nulla la chiusura indagini, la richiesta di rinvio a giudizio e ciò che è venuto dopo la richiesta di rinvio a giudizio compreso il processo in corso. Rocco Versace dunque rimarrà in carcere almeno fino al 3 ottobre 2023 e nel frattempo la procura distrettuale dovrà chiudere di nuovo le indagini a suo carico, chiederne il rinvio a giudizio e ottenerlo prima di ottobre prossimo. Versace è ritenuto dall’accusa un fiancheggiatore della ‘ndrangheta per pianificare il delitto fornendo supporti logistici, con sopralluoghi e aiutando i due presunti killer (entrambi sotto processo ad Ancona con rito alternativo) negli spostamenti. Tutti e tre gli imputati devono rispondere di omicidio premeditato aggravato dall’associazione mafiosa, porto e detenzione illegale di armi, e sono ritenuti vicini alla cosca calabrese Crea di Rizzicomi. I tre sono finiti in carcere ad ottobre dello scorso anno, dopo una operazione dei Ros di Ancona.
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Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2023-01-11 15:01:22