I soldi dei clan crotonesi riciclati e reinvestiti a New York. È questa l’ipotesi attorno a cui ruotano le inchiesta parallele della Dda di Catanzaro e del Federal bureau investigation. A tenere insieme le due sponde dell’Oceano sarebbe stato un esponente di primo piano di uno dei casati storici della ‘ndrangheta dell’entretorra crotonese.
Lo ha spiegato agli inquirenti anche l’ex capo locale di Belvedere Spinello Francesco Oliverio divenuto collaboratore di giustizia dopo il suo arresto nel 2012. Sentito dagli inquirenti il pentito ha parlato «di rapporti tra soggetti di Rocca Di Neto e soggetti dimoranti a New York». In particolare, ha spiegato Oliverio, elemento di punta sarebbe stato un personaggio che «aveva negli anni effettuato attività di riciclaggio». «Non so riferire di preciso come avvenisse il meccanismo, ma – aggiunge il pentito nel verbale – so per certo che proventi di attività delittuose furono impiegati in quel territorio».
Un ulteriore conferma è giunta grazie alle intercettazioni effettuate durante una riunione tra esponenti del clan. In quei dialoghi captati dagli inquirenti si fa riferimento agli «ingenti profitti negli Stati Uniti d’America, grazie al reimpiego di capitali trasferiti dall’Italia, illecitamente, verso quello Stato». Anche in questo caso gli affiliati intercettati esaltano le capacità imprenditoriali del soggetto indicato dal collaboratore di giustizia. Pietro Corigliano, una delle persone arrestate ieri nel blitz della Dda e ben addentro alle dinamiche criminose del territorio, nel colloquio ha raccontato come il soggetto si fosse trasferito negli Usa per ragioni di sicurezza: «Ha capito che doveva andare via… per fare i soldi là! Se no qua… se lo pulivano».
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-12-20 02:30:02