Dall’operazione anti-‘ndrangheta Blu Notte, che ha colpito il clan Bellocco, è emerso che un altro settore di importanza strategica è risultato essere quello della spartizione dei proventi relativi allo sfruttamento delle risorse boschive. L’ordinanza riporta a tal proposito una citazione emersa dall’attività d’indagine, che dimostra come i contratti per lo sfruttamento delle risorse montane venissero stabiliti nella sede operativa dei Bellocco: «I contratti delle montagne o si fanno in questa casa o se li fanno a Laureana, siccome io sono delegato pure da quell’altri si fanno in questa casa».
In tale ambito è stato possibile attribuire la «competenza mafiosa» sulle aree montane ricomprese tra il Comune di Laureana di Borrello e quello di Giffone, nonché le relative prerogative di esclusivo appannaggio dei sodalizi Bellocco e Lamari, attuate in forza degli accordi stabiliti circa venti anni prima dagli storici esponenti Giuseppe Bellocco classe ’48 e Carmelo Lamari. Delle imposizioni criminali durate anni ma che via via sono diventate sempre meno tollerate degli esponenti della locale di Giffone.
Le rivendicazioni di questi sono iniziate nel periodo in cui erano stati contemporaneamente latitanti i due boss e la questione mafiosa afferente alla gestione delle montagne era stata demandata, in funzione supplente, a un esponente di spicco della mafia destinatario della misura cautelare.
Gli strascichi della controversia sulla spartizione hanno comportato dei fortissimi momenti di tensione, tanto che durante un summit svoltosi all’interno di un’azienda agricola di Rosarno, la situazione sembrava destinata a degenerare nello scontro armato. Un potenziale eccidio scongiurato dall’intervento effettuato, in diretta dal carcere, dal giovane Umberto Bellocco, che era solito predicare l’unità tra le diverse anime della ’ndrangheta e la pace per tutti i consociati, che era aduso definire…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-12-14 13:00:15