Un risparmio di circa 105 milioni di euro all’anno per il Servizio sanitario nazionale. Secondo uno studio condotto dal Centro di ricerche Save (Studi analisi valutazioni economiche) insieme all’università di Pavia, promosso da Sandoz, è questo il risultato possibile se fra i pazienti con ipercolesterolemia primaria fosse più diffuso l’uso della terapia a dosi fisse: una sola compressa che combina due principi attivi contro il colesterolo alto, per esempio atorvastatina ed ezetimibe. Un trattamento che, oltre ad aumentare l’aderenza terapeutica, ridurre gli eventi cardiovascolari e migliorare la qualità di vita di chi la assume, produrrebbe dunque vantaggi anche per le casse del Ssn.
Le dislipidemie – sottolinea in una nota Sandoz, divisione della svizzera Novartis dedicata ai farmaci equivalenti e biosimilari – costituiscono un importante fattore di rischio per lo sviluppo di malattie coronariche; un rischio che viene tenuto sotto controllo con terapie d’elezione come gli ipolipemizzanti orali, fra cui le statine, che possono essere associate a ezetimibe. Spesso però i pazienti presentano anche altre patologie e sono costretti a prendere ogni giorno molti farmaci diversi. Il colesterolo alto, peraltro, non è percepito come un fattore di rischio grave per la salute cardiovascolare poiché non provoca sintomi immediati. Ecco perché sovente la terapia contro l’ipercolesterolemia è considerata meno indispensabile di altre. Risultato: solo il 42% dei pazienti che assume farmaci ipolipemizzanti lo fa nella dose corretta. In questo contesto, numerose ricerche dimostrano come la semplificazione della terapia migliori l’aderenza e, di conseguenza, diminuisca il numero di eventi cardiovascolari come infarto, ictus o morte cardiaca improvvisa. Ora lo studio coordinato da Giacomo M. Bruno, del Dipartimento di Scienze del farmaco dell’università di Pavia, pubblicato su ‘Clinico Economics’, dà anche un valore economico al…
Fonte www.adnkronos.com 2022-07-05 17:31:26