A cinque anni dal pluripremiato «Liberandisdomini», il romanzo d’esordio dal titolo evocativo con cui si è rivelato narratore dal linguaggio mai gratuito, Pantaleone Sergi torna in libreria con un romanzo su ‘ndrangheta e sentimenti, dal titolo «Il giudice sua madre e il basilisco», edito da Pellegrini (Cosenza 2022, pp. 168, 14).
La storia si svolge a Mambrici, una sorta di Macondo magica e disperata della Calabria, luogo della fantasia letteraria di Sergi che, tra realtà e finzione, vi ambienta i suoi racconti. I protagonisti sono quelli indicati nel titolo: il giovane sostituto procuratore Enrico Zanda, sua madre Marelina, il capomafia locale don Sarazzo Borrello, indicato col nome del mitologico basilisco, perfido serpente dallo sguardo assassino, la cui vita si intreccia drammaticamente con quella di madre e figlio in un arco di tempo alquanto lungo.
Contrariamente alla letteratura esistente sul tema, Sergi sceglie di narrare la «Santa ‘ndrangheta» dal di dentro, senza mettere in campo i soliti colpi di scena dei romanzi che parlano della criminalità calabrese, e insistendo sulla tenerezza dei rapporti familiari. Così restituisce al lettore l’idea di cosa può essere un paese del Sud, come Mambrici, che in quell’inferno criminale è costretto a vivere.
Per questo le varie storie personali dei protagonisti diventano un’unica storia di destini: quello di Marelina che ha scelto di fuggire da Mambrici, da quel mondo sospeso, e il suo destino se l’è costruito da sè altrove; quella del figlio Enrico, il giudice, il cui destino è determinato dal passato familiare; e infine quello del basilisco, il boss mafioso, derivante da una combinazione di doversi elementi e dal contesto in cui è vissuto e nel quale ha affermato il suo potere criminale.
La trama è abbastanza solida. Riassumendo al massimo, nel 1991 Zanda, al suo primo caso come sostituto procuratore, affronta un’indagine su un misterioso (ma non tanto) omicidio e s’imbatte in…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-06-06 07:19:48