La Calabria prova a recuperare il gap accumulato sull’utilizzo della cannabis per scopi terapeutici. Il tentativo è rappresentato da una proposta di legge, depositata in Consiglio regionale, che vede come firmatari esponenti di maggioranza e minoranza, finalizzata a disciplinare l’erogazione di medicinali cannabinoidi. Come precisato dal Decreto ministeriale 9 novembre 2015, l’impiego ad uso medico di cannabis è considerato un trattamento sintomatico di supporto ai trattamenti standard, quando questi ultimi non abbiano prodotto gli effetti desiderati, o abbiano provocato effetti secondari non tollerabili, o necessitino di incrementi posologici che potrebbero determinare la comparsa di effetti collaterali negativi.
Nel 2014 è stata avviata la produzione di cannabis ad uso medico nello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze, che produce infiorescenze che vengono poi distribuite attraverso le farmacie italiane. Gli specialisti, i medici di Medicina generale e i pediatri di libera scelta prescrittori dovranno aver cura di valutare in modo puntuale e personalizzato l’utilizzo di farmaci e preparati galenici a base di cannabinoidi per gli impieghi terapeutici, già previsti dal citato Decreto, che riguardano: l’analgesia in patologie che implicano spasticità associata a dolore (sclerosi multipla, lesioni del midollo spinale) resistente alle terapie convenzionali; l’analgesia nel dolore cronico (con particolare riferimento al dolore neurogeno); l‘effetto anticinetosico ed antiemetico nella nausea e vomito, causati da chemioterapia, radioterapia, terapie per Hiv; l’effetto stimolante dell’appetito nella cachessia, anoressia, perdita dell’appetito in pazienti oncologici o affetti da Aids e nell’anoressia nervosa, che non può essere ottenuto con trattamenti standard; l’effetto ipotensivo nel glaucoma resistente alle terapie convenzionali; la riduzione dei movimenti involontari del corpo e facciali nella sindrome di Gilles…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-06-03 01:29:51