Il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, depositerà una memoria scritta entro la data della prossima udienza del processo «’ndrangheta stragista», fissata il 22 giugno, in merito alla deposizione del «dichiarante» Annunziato Romeo, avvenuta oggi in aula. Lombardo ha annunciato che sarà depositata anche la prova che l’uomo è stato intimidito. Un interrogatorio, quello di oggi, in cui Romeo, autodefinitosi «accompagnatore» per lungo tempo di Rosario Barbaro, uno dei capi della ‘ndrangheta di Platì, costellato di molti «non ricordo» e «non so» in risposta alle domande poste dal Procuratore aggiunto distrettuale Giuseppe Lombardo, nel processo d’appello in corso per il duplice omicidio dei carabinieri Antonino Fava e Vincenzo Garofalo, assassinati il 18 gennaio del 1994 nei pressi di Scilla, l’episodio più eclatante consumato in Calabria dalla ‘ndrangheta nel quadro della strategia di intimidazione della mafia contro lo Stato.
Le domande rivolte a Romeo si sono soprattutto incentrate su un suo verbale del 16 maggio del 1996, redatto nei locali della Procura della Repubblica di Milano, in presenza dell’ex sostituto procuratore di Reggio Calabria, Roberto Pennisi, e dell’ex dirigente della squadra mobile reggina, Mario Blasco, poi passato al Sisde. Una sessantina di pagine in cui Romeo avrebbe descritto i livelli di comando della ‘ndrangheta – dalla così detta ‘locale’ in Calabria, fino ai responsabili nazionali – i contrasti di potere e le alleanze tra le cosche Barbaro, Papalia, Nirta e le relazioni con i De Stefano di Reggio Calabria e i Piromalli di Gioia Tauro, per definire le strategie della «Camera masso-mafiosa» per condizionare i processi a carico degli elementi di primo piano della ‘ndrangheta e per mediare gli interessi criminali. Agli argomenti del verbale espunti dal Procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, Annunziatino Romeo ha risposto dicendo di «non avere detto quelle cose», di non sapere…
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-06-01 14:41:29