Le “mele marce” ci sono dappertutto, e dunque chiunque sia stato, “che sia alpino o meno”, va “condannato”, ma “non bisogna generalizzare”, perché “noi siamo portatori di valori”. Gli alpini “sono eroi” e non si può “macchiare” il Corpo e “tutto ciò che fa di positivo” per questo episodio. Senza sorvolare sul fatto che “chiunque, in queste adunate, può comprare un cappello di alpino, indossarlo e fare ciò che vuole”. Nessuno, dunque, “ha il diritto di puntare il dito contro gli alpini”. Così all’AdnKronos l’alpino Luca Barisonzi a proposito del caso delle molestie durante il raduno degli Alpini a Rimini. Barisonzi, originario di Gravellona Lomellina (Pv), nel 2011, a soli 21 anni, ha lasciato Venzone (Ud), per partire in missione in Afghanistan con l’8° Reggimento Alpini. Un giorno, vicino Herat, un terrorista gli ha sparato, colpendolo e rendendolo tetraplegico, mentre il suo commilitone, Luca Sanna, 33 anni, è stato ucciso. Barisonzi, alpino dal 2010, costretto a vivere su una sedia a rotelle, ha ricevuto la Croce al Valore dell’esercito. E’ autore del libro ‘La patria chiamò’. Gli alpini per lui hanno costruito una casa su misura su un solo piano e senza barriere architettoniche.
“Innanzitutto – afferma – mi sento di condannare qualunque atto del genere e chiunque possa averlo fatto, che sia un alpino meno. Quello che c’è da tenere in considerazione è che in una manifestazione del genere si ritrovano almeno 70mila alpini, più tutta la gente del posto che si raduna. A livello di ordine pubblico, dunque, non è una cosa semplice da gestire e purtroppo può capitare che accadano cose del genere. Un esempio è quello che è accaduto a Capodanno a Milano, e non c’erano di mezzo gli alpini. Le mele marce ci sono ovunque e se c’è qualche alpino che si è comportato male, va preso e punito per quello che ha fatto. Senza dubbio. La cosa, però, non va assolutamente generalizzata, perché noi portiamo…
Fonte www.adnkronos.com 2022-05-11 14:52:08