Due profili più diversi non potevano esserci. Da una parte il magistrato in prima linea, da trent’anni in trincea nella lotta alla più potente organizzazione criminale, un simbolo; dall’altra un magistrato fortemente istituzionale con esperienza prima nell’ufficio giuridico del Quirinale e poi capo di gabinetto del ministro della Giustizia. Alla fine ha prevalso quest’ultimo: Giovanni Melillo è il nuovo procuratore della Dna. Prenderà il posto di Federico Cafiero De Raho che proprio con Melillo nel 2017 si era conteso la guida della Procura di Napoli, l’ufficio giudiziario più grande d’Italia. Resterà sul fronte, a Catanzaro, Nicola Gratteri. «Siamo di fronte a curricula di altissimo valore, ma le correnti e la magistratura più politicizzata da sempre escludono Gratteri», è stato il commento di Luca Palamara ex capo dell’associazione nazionale magistrati. Su Melillo si è creata una maggioranza trasversale, dai cinque consiglieri di Area, la corrente progressista delle toghe di cui è esponente, passando per i tre togati e i due laici pentastellati (Alberto Maria Benedetti e Filippo Donati) per arrivare infine al membro in quota Forza Italia, Michele Cerabona. Pesano poi le preferenze espresse dai due capi della Cassazione, il primo presidente Pietro Curzio e il pg Giovanni Salvi, anch’essi esponenti della magistratura progressista e che questa volta hanno preferito non astenersi diversamente a come avevano fatto di recente nella scelta del procuratore di Milano. Per Gratteri, invece, hanno votato i due pm antimafia Nino Di Matteo e Sebastiano Ardita, i due togati di Autonomia&indipendenza Giuseppe Marra e Ilaria Pepe, i laici in quota Lega Stefano Cavanna ed Emanuele Basile, nonché Fulvio Gigliotti, l’altro laico in quota M5s.
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Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-05-06 01:30:44