Anche la scalata alla Reggina, la squadra amaranto che rilevò nel 2018 promettendo l’immediata promozione in serie B e il ritorno nell’olimpo del calcio, sarebbe avvenuta attraverso un diabolico e sistematico «reimpiego» di cospicue somme provento del mancato versamento dell’Iva da parte dell’azienda principale.
Autoriciclaggio e omesso versamento di imposte: queste le ipotesi di reato per le quali ieri il presidente della Reggina, Luca Gallo, 52enne imprenditore romano ma di origini cosentine, è stato colpito da misura cautelare degli arresti domiciliari.
Contestualmente all’arresto gli investigatori della Guardia di Finanza, su disposizione della Procura di Roma che ha coordinato l’indagine, hanno eseguito un un decreto di sequestro preventivo di beni, «anche per equivalente», per un valore pari a 11.437.340 di euro; sotto chiave anche le quote sociali di 17 società che complessivamente impiegano 1.700 dipendenti.
Fiumi di denaro che secondo gli inquirenti Luca Gallo avrebbe gestito negli anni in maniera disinvolta e contro legge. Un escamotage attraverso il quale sarebbe riuscito a mettere le mani anche sul pacchetto azionario della Reggina, «acquisendo le quote della Club Amaranto srl da parte della M&G Co. Multiservizi srl».
Tra le aziende finite sotto sequestro non figura comunque la Reggina (ma da ieri in amministrazione giudiziaria), la squadra di calcio che quest’anno ha ottenuto in netto anticipo la permanenza in serie B dopo una stagione di alti e bassi e tribolata sotto il profilo finanziario-amministrativo con una penalizzazione di 2 punti in classifica (per omesso versamento, entro il termine del 16 febbraio 2022, delle ritenute Irpef riguardanti gli emolumenti dovuti a calciatori, tecnici e tesserati federali per il periodo marzo-ottobre 2021; e i contributi Inps riguardanti gli emolumenti dovuti ai tesserati per il periodo compreso tra luglio e ottobre del 2021).
Luca Gallo è attivo…
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-05-06 08:30:54