Ora che nei sondaggi vale oltre il 20% tutti la corteggiano. Soprattutto i peones. A cominciare da quelli di centro, pezzi di Fi in particolare, che difficilmente verranno candidati senza il paracadute del proporzionale. Con la sua precisa collocazione in Europa alla guida del gruppo dei conservatori (Ecr), Giorgia Meloni sembra aver quasi cambiato pelle e vestito i panni della moderata per prepararsi a lasciare l’opposizione e correre da candidata premier nel 2023, a giudicare dai contenuti e dal parterre della Conferenza programmatica di Fdi ‘Italia, energia da liberare’, che si aprirà oggi a Milano con oltre 4mila delegati attesi, Covid permettendo.
Il filosofo Stefano Zecchi, già assessore alla cultura con Gabriele Albertini, tra gli ospiti della kermesse, non ha dubbi: “Meloni può riempire lo spazio politico ora vuoto in Italia, quello di un partito liberal conservatore, di una destra moderata e internazionale” che “in origine era un progetto di Berlusconi…”. Dentro Fi, infatti, raccontano, guarda a Meloni chi, per esempio, non vuole morire salviniano. “Giorgia viene vista come la ciambella di salvataggio di tanti, ma non potrà salvare tutti…”, si lascia scappare un big azzurro in Transatlantico a Montecitorio, che allarga le braccia di fronte al destino sempre più incerto che si prospetta tra un anno.
Ne sa qualcosa Mario Pepe, ex parlamentare di lungo corso, prima di Fi e poi del Pdl (tre legislature alle spalle), salito agli onori della cronaca come promotore dell’operazione ‘responsabili’ che consentì al Cav di salvare il suo quarto governo nel dicembre del 2010: ”Molti forzisti guardano alla Meloni come un’ancora di salvezza che può garantire candidature ma non posti sicuri” perché la tagliola del maggioritario è sempre in agguato e nei collegi dove Fdi non fa doppia cifra il seggio va conquistato sul campo. Gianfranco Rotondi, democristiano doc e vicepresidente dei deputati di Fi,…
Fonte www.adnkronos.com 2022-04-29 10:30:21