Una storia che si ripete. Passa il tempo e di tanto in tanto basta una dichiarazione di un ministro perché il rigassificatore torni di attualità. È successo nel 2012 quando si registrò la crisi dell’approvvigionamento del Gnl che portò il ministero dell’Ambiente guidato allora da Corrado Clini a firmare il decreto autorizzativo all’opera. In quella circostanza la Lng (società di cui negli anni si sono perse le tracce e formata dai due colossi Sorgenia e Iride) fu colta di sorpresa dalle dichiarazioni del ministro Clini che aveva sbloccato l’iter.
Stesso copione, ma sedici anni dopo. Il ministro alle Infrastrutture Enrico Giovannini in visita al porto di Gioia Tauro non fornisce indicazioni certe sull’opera che sembrava accantonata ma afferma che c’è un progetto di rivisitazione della strategia energetica italiana alla luce della guerra in Ucraina. È bastato questo perché in pochi giorni Sorgenia tornasse alla carica sul progetto. «Se le autorità decideranno di velocizzare le cose il progetto potrebbe essere pronto in quattro anni» ha detto subito dopo a Reuters l’ad di Sorgenia, Gianfilippo Mancini.
Occhiuto anticipa il governo Ha preso subito la palla al balzo il governatore Roberto Occhiuto. La sua decisione è stata immediata e diretta: il terminal gas deve essere costruito. «Il porto di Gioia Tauro si sviluppa se riesce ad attrarre investimenti. Sorgenia, ad esempio, ha in pancia un investimento per la costruzione di un rigassificatore a Gioia Tauro, con tutte le autorizzazioni già pronte, anche se da aggiornare. Su questo progetto chiederemo al governo di accelerare l’iter, perché Gioia Tauro si doti di questa importante opera nel settore energetico» queste le parole pronunciate a Dubai dal governatore. E mentre poi il governo ha virato su altri siti (Piombino e alto Adriatico) Occhiuto vuole Gioia Tauro. A giudizio del ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani…
Fonte reggio.gazzettadelsud.it 2022-04-27 01:30:54