“Ancora una manciata di ore, e sapremo chi avrà vinto le presidenziali francesi. In un caso e nell’altro, le conseguenze saranno evidenti. Sia quelle relative al posizionamento internazionale, sia quelle legate all’agenda di casa. Macron e Le Pen incarnano due idee ben diverse della Francia e in entrambi i casi a questo punto gli elettori sanno bene a cosa vanno incontro.
Un punto a favore del semipresidenzialismo, voluto più di mezzo secolo fa dal generale De Gaulle e assurto a simbolo della quinta repubblica francese e del suo buon funzionamento. E’ piuttosto ovvio che a un anno dalle elezioni politiche di casa nostra l’argomento incrocerà i destini italiani, e ridarà fiato a quanti sostengono che non usciremo mai dal pantano senza rivedere in profondità il nostro assetto istituzionale.
In realtà non c’è quasi mai niente di casuale, né di improvvisato nel modo in cui i paesi si organizzano. I francesi lo hanno fatto contemplando l’idea del rischio. Idea consona a un paese che ha sperimentato la rivoluzione e il regicidio e che chiede alla politica un altro grado di dinamismo. Noi, a nostra volta, ci siamo organizzati piuttosto sotto il segno della prudenza. Cercando compromessi, praticando rassicuranti vie di mezzo, evitando con cura anche solo il sospetto di un troppo robusto accentramento di poteri.
E’ evidente che c’è del metodo, da una parte e dall’altra. Ma è evidente pure che il metodo non può diventare un feticcio. Tant’è che la Francia negli anni di Mitterrand ha cambiato la sua legge elettorale, passando dal maggioritario alla proporzionale. E che anche noi abbiamo visto, rivisto e cambiato un certo numero di volte alcuni tratti del nostro assetto istituzionale. Tutto questo andirivieni non ha risolto i problemi: né i nostri, né i loro. E ha finito per rivelare un aspetto comune tra le nostre due esperienze: e cioè la crisi dei partiti. Scomparsi i nostri, quelli storici (Dc, Pci, Psi e…
Fonte www.adnkronos.com 2022-04-24 08:13:27