“Cossiga aveva capito che con la nuova legislatura tutti i nodi sarebbero arrivati al pettine e fece una scelta di metodo procedurale, da costituzionalista qual era: prima ancora che il Presidente dia l’incarico per la formazione del Governo ad uno schieramento politico, il Parlamento deve eleggersi un nuovo Presidente della Repubblica”. Lo dice all’Adnkronos Calogero Mannino, ricordando la scelta di Francesco Cossiga di lasciare in anticipo la Presidenza della Repubblica, annunciata con un videomessaggio il 25 aprile del 1992, trent’anni fa.
Tuttavia, ricorda l’ex ministro Dc, in quel momento l’allora Capo dello Stato “è anche profeta di quanto sta per accadere, vorrebbe avvertire chi deve a modificare i propri comportamenti, ma scopre che il Partito comunista, beneficiario delle sue intenzioni, le respinge, fa affidamento sulla magistratura e su un segmento degli apparati”.
“Cossiga si metteva da parte perché i Comunisti non accettavano nessuna relazione e interlocuzione politica, perché quando cade il Muro di Berlino Violante, Occhetto e D’Alema fanno affidamento soltanto su una carta: abbiamo i magistrati dalla nostra parte e l’affidamento ai magistrati è anche un affidamento a parte degli apparati, tema che fino ad oggi non è stato esplorato e scoperto, ma certamente la magistratura funziona in quanto funzionano gli apparati”.
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“Cossiga -ricorda poi Mannino- è stato in Italia quasi l’unico che ha percepito che il tempo stava cambiando, che arrivava la tempesta: la caduta del Muro del Berlino implicava la modifica dell’assetto politico interno all’Italia. Nel 1945-46 soprattutto gli americani furono felici di consegnare la guida dell’Italia, naturalmente sempre con le elezioni, alla Democrazia cristiana; nel 1992 questa delega, questo mandato, era giunto a scadenza”.
“Cossiga ha percepito che il mutamento dell’equilibrio geopolitico avrebbe avuto delle…
Fonte www.adnkronos.com 2022-04-23 14:21:44