“C’è un Conte di lotta e un Conte di governo (ultimamente il primo sembra essere assai più in forma che il secondo). L’uno fa mostra di voler sostenere il lavoro di Draghi, l’altro lo lavora ai fianchi, nell’intento di cambiare gioco, e magari anche giocatore.
Niente di nuovo, si dirà. Sono anni e anni che i partiti si fanno ora di lotta e ora di governo, e qualche volta indossano le due divise una sopra l’altra, fino a confonderle. E’ successo ai tempi di Prodi e a quelli di Berlusconi. E prima ancora, in altri modi, nelle lunghe stagioni della Repubblica di una volta. Come a dire che nessuno veste mai fino in fondo i panni che il proprio destino gli assegna. E anzi, li cambia di continuo per non lasciare nessuno spazio incustodito.
Ovviamente questo ancestrale andirivieni tra governo e opposizione riflette a un tempo i vizi e qualche virtù del nostro sistema politico. Da un lato c’è la pretesa di tenersi i vantaggi dello stare dentro senza pagare dazi troppo onerosi alle suggestioni dello stare fuori. Dall’altro c’è l’idea che però i partiti possono coltivare la loro identità (e le loro fortune) solo a patto di tenere aperto il dialogo con le frange più irrequiete del loro stesso elettorato.
Ora però nel caso del M5S questa continua staffetta tra la responsabilità e il disimpegno rivela un’incertezza strategica in più, che non andrebbe sottovalutata. Il movimento che fu di Grillo infatti governa dall’inizio di questa legislatura affidandosi alle combinazioni più diverse. E tutto questo suo barcamenarsi si intreccia a sua volta con un interrogativo strategico. Si tratta di capire cioè se a lungo andare il loro destino sia quello di conservare le proprie originarie caratteristiche di movimento di protesta o se invece contempli l’idea di farsi in qualche modo forza di sistema.
Non è un dilemma da poco. E non può essere un percorso indolore. In un caso infatti si scommette sul valore, e sul…
Fonte www.adnkronos.com 2022-04-03 08:10:06