(di Assunta Cassiano e Daniele Dell’Aglio) – Arriverà a quasi 13 anni dalla morte di Stefano Cucchi la sentenza della Cassazione per i quattro carabinieri imputati nel processo nato dall’inchiesta bis che ha fatto luce sul pestaggio. Un processo che nei primi due gradi di giudizio ha stabilito che quello di Stefano Cucchi, come sostenuto dal pm titolare dell’inchiesta Giovanni Musaro’, e’ stato un omicidio preterintenzionale. Prima la Corte d’Assise di Roma, il 14 novembre 2019, e poi la Corte d’Assise d’Appello il 7 maggio dello scorso anno, hanno riconosciuto le responsabilita’ dei due carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro accusati del pestaggio di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 e morto sette giorni dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma.
In secondo grado la condanna era passata da 12 a 13 anni per Di Bernardo e D’Alessandro, escludendo le attenuanti generiche che erano state riconosciute nella prima sentenza, e da tre anni e otto mesi a quattro anni per Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti comandante della stazione Appia. Era stata confermata la condanna per lo stesso reato a due anni e mezzo per Francesco Tedesco, il militare che con le sue dichiarazioni aveva per la prima volta parlato del pestaggio avvenuto nella caserma Casilina la notte dell’arresto. Un’aggressione “ingiustificata e sproporzionata”, e’ stata definita dai giudici della Corte d’Assise d’Appello di Roma nelle motivazioni della sentenza.
Una sentenza che ora passera’ al vaglio dei giudici della Quinta Sezione Penale della Suprema Corte. Con una requisitoria scritta e depositata in vista dell’udienza di domani il sostituto procuratore generale della Cassazione, Tomaso Epidendio, ha chiesto di confermare le condanne decise in Appello per i carabinieri imputati nel processo per la morte di Stefano Cucchi e celebrare un nuovo processo di Appello “limitatamente al trattamento sanzionatorio”…
Fonte www.adnkronos.com 2022-04-03 11:18:35