“Dal punto di vista politico comprendo che Giuseppe Conte voglia rappresentare una parte importante del proprio elettorato che è contraria alle spese militari e che invece è preoccupata da questioni apparentemente più gravi come quelle dell’aumento dell’inflazione, della chiusura delle imprese e della perdita del lavoro. Dal punto di vista dell’ex Presidente del Consiglio invece penso che sarebbe preferibile spiegare ai propri elettori perché oggi, ancora più di ieri, sia importante mettere al sicuro il Paese”. Così all’Adnkronos Elisabetta Trenta, ministro della Difesa del primo governo Conte.
“Il tema in discussione – spiega Trenta – riguarda un impegno preso dall’Italia e dagli altri Paesi Nato in occasione del summit in Galles, nel 2014, dopo l’annessione della Crimea. Si tratta di aumentare progressivamente la spesa per la Difesa fino a portarla al 2% del Pil di ogni Paese entro il 2024. Questo era un parametro già indicato nel 2006, ma l’impegno fu preso nel 2014 e finora tutti i Governi l’hanno sempre riconfermato anche se l’aumento è stato distribuito negli anni. Il fatto che se ne stia parlando in questo momento non è collegato direttamente al conflitto in corso e né tantomeno alla votazione del Bilancio dello Stato che non è imminente, ma a un Ordine del Giorno al Decreto Ucraina, votato alla Camera ed ora molto discusso al Senato, che impegna il Governo ad avviare l’incremento delle spese per la difesa fino al 2 per cento del Pil”.
“Seppure il collegamento tra l’aumento delle spese militari e il conflitto in atto non sia diretto – aggiunge l’ex ministro – ritengo che sia indispensabile in questo momento porci alcune domande sullo stato delle nostre capacità di Difesa ed avviare un’attenta valutazione. La corsa al riarmo nucleare è un elemento a latere, che certamente va preso in considerazione dagli esperti e dai decisori, perché a volte le cose non vanno esattamente come avremo…
Fonte www.adnkronos.com 2022-03-30 16:38:24