Sono il 95% dei carcinomi uroteliali, ma i tumori della vescica, quarti nella classifica dei più frequenti nella popolazione maschile, restano per molti aspetti non adeguatamente considerati e trattati. In Italia si stimano 30mila nuove diagnosi l’anno di carcinoma uroteliale, e attualmente sono circa 315mila le persone colpite da questa forma di tumore che colpisce, nell’80% dei casi, il sesso maschile principalmente dopo i 60 anni. A partire dall’analisi della realtà da parte di clinici e pazienti, il Manifesto sociale “I tumori uroteliali. Malattia orfana?“, pubblicato oggi si pone come strumento utile alla presa in carico adeguata e virtuosa del paziente.
Il percorso di diagnosi e cura dei tumori uroteliali – come rivela il documento – oltre a richiedere molti anni, cambia in base a dove si risiede e spesso comporta una mobilità sanitaria verso altre regioni che determina una lievitazione dei costi, oltre a un evidente disagio del paziente. Oggi, la conservazione della vescica rappresenta una grande opportunità, ma la scarsa innovazione nei trattamenti – fermi a 40 anni fa – e l’inerzia al cambiamento comportano una maggiore propensione all’asportazione (cistectomia radicale).
La diagnosi dei tumori uroteliali – si legge nel Manifesto – può richiedere anni per una serie di fattori, non ultimo l’assenza di test di screening efficaci, realizzabili su ampia scala, la scarsa conoscenza di fattori di rischio quali il fumo (causa primaria), esposizione professionale a sostanze chimiche, il consumo eccessivo di alcol, un’idratazione non adeguata per diluire ed eliminare eventuali elementi carcinogeni presenti in vescica, la scarsissima attenzione a monitorare la presenza di sangue nelle urine (ematuria) e, infine, la bassa conoscenza di altri possibili ma non trascurabili sintomi come la necessità di urinare frequentemente o il manifestarsi di infezioni ricorrenti (soprattutto nelle donne).
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Fonte www.adnkronos.com 2022-02-23 15:59:22