Gli incidenti mortali e le vittime si susseguono. Ed è un vero e proprio bollettino di guerra quello che scaturisce dalle tristi vicende che riguardano la Statale 106, la cosiddetta “strada della morte”. Da Taranto a Reggio Calabria, tre regioni attraversate, una strada colabrodo, sebbene negli anni in più punti si sia intervenuti. Ma le criticità rimangono aperte, soprattutto nella Calabria Jonica da Nord a Sud ed in particolar modo nel basso Ionio Catanzarese. E’ qui che si annidano ancora deficit strutturali enormi per un’arteria trafficatissima e pericolosissima. E a poco vale sottolineare che le morti, spesso giovani, avvenute su questa strada siano dovute all’eccesso di velocità. No, non può bastare questa risposta per motivare una vera e propria strage che prosegue negli anni: come dimenticare il tragico incidente del 21 agosto 2016 quando morirono 4 giovani a Santa Caterina dello Ionio, come dimenticare il tremendo incidente di pochi giorni fa, era il 31 gennaio, quando i cugini Davide e Gabriele Origlia hanno perso la vita in una curva maledetta sita nel comune di San Sostene?
30 km da “paura” tra Davoli e Monasterace
Siamo davanti, forse, al tratto in assoluto più pericoloso della SS 106. Lo percorriamo insieme ad un profondo conoscitore della zona, Guerino Nisticò (figlio del compianto Franco Nisticò, storico attivista di sinistra, che fece delle battaglie per la modernizzazione della 106 e del No al Ponte sullo Stretto le sue ragioni di vita, tanto da essere stroncato da un malore al termine di un comizio a Cannitello di Villa San Giovanni il 19 dicembre del 2009). Tra strettoie, tratti in cui le cunette non esistono più, tratti in cui i guardrail sono inesistenti, vere e proprie “strettoie” in prossimità dei vecchi ponti costruiti in epoca fascista. In uno di questi, a Badolato Marina, c’è un semaforo che consente ai pedoni di transitare proprio lì dove…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-02-16 02:30:58