“Le emittenti televisive locali rischiano la chiusura. E questo bisogna evitarlo a ogni costo. Non possiamo permetterci di disperdere un patrimonio culturale e sociale di questa portata. Le televisioni locali rappresentano sul territorio quelle sentinelle di cui si ha sempre più bisogno. Mentre la Rai continua a assottigliare spazi di informazione proprio a livello locale, queste televisioni rappresentano un punto di riferimento indispensabile per le comunità locali e per i loro bisogni. Un’esperienza positiva cominciata nel 1976 non può e non deve interrompersi oggi che c’è sempre più bisogno di spazi di informazione liberi, di punti di ascolto per i bisogni dei cittadini e di occasioni di confronto dove poter discutere dei problemi quotidiani della gente. Lo spettro della chiusura è rappresentano sostanzialmente da tre ragioni, dalla mancanza delle frequenze necessarie per continuare la prosecuzione dell’attività editoriale ma basterebbe che il Mise e l’Agicom trovassero un accordo che è certamente possibile per evitare anche un disastro occupazionale per oltre 6mila addetti tra i quali almeno mille giornalisti. La seconda ragione è quella del costo del fitto da versare allo Stato, oltre 70 mila euro che pesano in maniera enorme su piccoli bilanci di queste emittenti. E come ultimo ma non certo per importanza la distribuzione dei finanziamenti previsti dal Fondo per il pluralismo dell’informazione e nuove tecnologie (DPR 146/17) che assegna oltre l’80 per cento ai grandi network nazionali che negli ultimi sette anni hanno incassato circa 770 milioni di euro lasciando alle piccole emittenti solo le briciole. Gli spazi di manovra per risolvere la vicenda ci sono, basta far prevalere il buonsenso. E’ mia intenzione portare questa istanza in tutte le sedi dove si potrà contribuire a questa battaglia che è soprattutto una battaglia per lasciare aperti liberi spazi di informazione, di cultura e di dibattito”. Lo scrive Amalia Bruni,…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-02-07 08:49:36