Sono 128, in Calabria, gli enti locali che hanno acquisito al patrimonio complessivamente 2431 beni immobili confiscati alla ‘ndrangheta. Di questi, solo 337 risultano utilizzati. Lo rende noto il coordinamento regionale di «Libera» che rivolge un appello ai comuni calabresi affinché questi beni siano valorizzati con i fondi del Pnrr.
«Un patrimonio enorme – scrive l’associazione in una nota – da valorizzare che rimane spesso abbandonato e la causa principale è proprio la mancanza di fondi necessari per avviare le necessarie ristrutturazioni causate dalla lungaggine delle procedure giudiziarie. Sebbene le associazioni e le cooperative sociali non possano presentare domanda in quanto i fondi sono destinati solo agli Enti Locali, il bando – scrive Libera – potrà essere l’occasione per avviare delle procedure di co-progettazione e co-programmazione con le realtà sociali, secondo quanto previsto dall’art. 55 del Codice del Terzo Settore.
La valorizzazione dei beni confiscati è una forte azione concreta nella lotta contro le mafie, ma soprattutto è uno strumento per la progettazione di percorsi di legalità, giustizia sociale e può diventare anche occasione per creare posti di lavoro». «Sono trascorsi ben 26 anni – si legge nella nota di Libera – della promulgazione della legge 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati voluta da Libera e quasi 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre. Non si era mai registrato nel corso di questi decenni un investimento di 250 milioni di euro previsto dal bando a valere sui fondi Pnrr, promosso dall’Agenzia per la coesione territoriale, con lo scopo di individuare almeno 200 proposte progettuali finalizzate al recupero, ri-funzionalizzazione e valorizzazione di beni confiscati alla criminalità organizzata».
Libera, si legge, «sebbene in sede nazionale abbia presentato le proposte di modifica al bando, che puntualmente non sono state prese in considerazione», ritiene, comunque, «che sia…
Fonte calabria.gazzettadelsud.it 2022-01-27 14:27:31