“La faticosa, faticosissima soluzione della crisi quirinalizia induce, insieme, al sollievo e all’ansia. Il sollievo è per esserne venuti a capo, sia pure a conclusione di un cammino tortuoso, distruttivo e non sempre facile da capire. L’ansia è legata alla consapevolezza che la crisi di sistema che la politica attraversa da un bel po’ d’anni a questa parte ha fatto un altro giro di vite. E a furia di avvitarsi sembra annunciare prospettive ancora più fosche.
La rielezione di Mattarella (del tutto involontaria, almeno da parte dell’interessato) è un balsamo sulle ferite della politica. Ma le ferite restano. Il governo Draghi è più debole, sfibrato dai contrasti e dagli equivoci che si sono prodotti all’interno del suo perimetro. E i partiti, tutti i partiti, hanno dato prova di una estrema difficoltà a governare se stessi. Né abbastanza forti da imporsi una disciplina, né abbastanza ragionevoli da cercare un’intesa più larga, né abbastanza lungimiranti da capire l’esito e le conseguenze delle loro stesse mosse. Una debacle in piena regola.
Si dirà che questa crisi viene da lontano, ed era quasi prevedibile. Di più, che forse era giustificata dalla difficoltà di far convivere sotto il tetto della stessa maggioranza forze politiche agli antipodi l’una dall’altra. Il punto però è che ciascuna di esse confidava nell’appuntamento del voto per il capo dello Stato per trovare finalmente un’occasione di riscatto. Così, per mesi e mesi sono andati avanti un po’ tutti a dire che il Quirinale era l’ombelico politico del mondo, che era la madre di tutte le battaglie, che ognuno dei protagonisti aveva mille carte da giocare, che lì, su quel campo di gioco, si sarebbero decise in modo pressoché definitivo le sorti del paese. E via dicendo, da un proclama all’altro, procedendo tra certezze granitiche che finivano poi, inesorabilmente, per…
Fonte www.adnkronos.com 2022-01-30 09:07:07